Porcari

Racconti di cultura e biodiversità lungo la Via Francigena, attraversando un ecodistretto europeo della carta.

Quando il vescovo Sigerico, rientrando a Canterbury dopo essere stato in pellegrinaggio a Roma attraversò la pianura di Lucca si fermò a Forcri, la XXV tappa, sulle sponde del Lago di Sesto in quel castello dove si dice sia nata Matilde di Canossa.

Prima che venisse costruito il grande Ospedale di Altopascio, era infatti Porcari il luogo più sicuro dove sostare prima di affrontare la paludosa pianura.
Ma la sua storia inizia molto prima. I reperti dell’età del Bronzo del Museo Nazionale di Lucca provengono da queste campagne come anche quelle del periodo etrusco e poi romano. Passarono di qui la via Cassia e poi la via Francigena. La bonifica del lago di Sesto, nel XIX secolo, ha nascosto questo importante passato, ma la sua eco e quella di tante fantastiche storie appare una volta raggiunta la sommità della Torretta, quando lo sguardo si apre su paesaggi che spaziano dal Monte Pisano all’Appennino.

Il borgo, attraversato da strette strade fiancheggiate da muri di pietra, è raccolto ai piedi della collina attorno alla Chiesa di San Giusto e alla piazza del Comune. Da qui si risale con un sentiero a spirale la Torretta, una collina di 9 ettari tra pini, corbezzoli, querce e numerose altre specie botaniche. Un parco naturale, con una vista spettacolare dell’intera Piana di Lucca.

Ai piedi della Torretta oggi si alternano gli insediamenti del secondo distretto cartario d’Europa, boschi e aree coltivate da cui provengono numerose varietà di fagioli, i re delle zuppe toscane, tra cui il Fagiolo rosso di Lucca, (presidio Slow Food).

Vale la pena di addentrarsi nell’area del “Padule” per una passeggiata tra i paesaggi campi e i canali della bonifica. Chi volesse farlo in compagnia può approfittare della Padulata del 1 maggio, una biciclettata non competitiva tra i paesaggi e le storie di Porcari.

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