Altopascio

Pane e ospitalità sono i degni distintivi di un delizioso borgo lungo la Via Francigena

Particolarmente famoso nel Medioevo per la sua posizione strategica, Altopascio è una storica tappa per i pellegrini che hanno viaggiato e che ancora oggi viaggiano lungo la Via Francigena e che celebrano il 24 luglio, il loro protettore, San Jacopo.

Nell’XI secolo, sulla scia del rinnovamento spirituale che portava molti sulle vie di pellegrinaggio, dodici monaci lucchesi decisero di spostarsi sulla piccola altura nei pressi del lago di Sesto, in prossimità del bosco delle Cerbaie, per fondare un ospedale nel tratto in cui il cammino poteva diventare pericoloso ed arduo.

Lo spedale di Altopascio affiora oggi in ogni paesaggio del piccolo centro storico mentre si passa dalla Piazza degli Ospitalieri a quella della Magione, dai magazzini dei grani e del sale, fino alla piccola chiesa di San Jacopo completata nel 1280 con un imponente campanile da cui rintocca la “Smarrita”, la campana che al calar della sera esortava i pellegrini a mettersi al sicuro.

Così nacque Altopascio, attorno a quel monastero e con una vocazione all’ospitalità simboleggiata dal pane fragrante e generoso, distribuito ai viandanti. Un pane che si prepara ancora oggi con una sorta di lievito madre, la “sconcia”, che ancora si apprezza per la sua leggerezza e si celebra nel giorno della festa del santo patrono, il 24 luglio.

Attorno ad Altopascio, memoria del lago bonificato nel XIX secolo, è rimasta una piccola ma preziosa area umida, l’oasi di Sibolla, 60 ettari di terreno a circa 3 chilometri dal centro storico, un piccolo spazio di silenzio e biodiversità circondato dal bosco di querce e farnie, dove ogni anno svernano garzette ed aironi.

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